La Sala del Mappamondo
Questo vasto ambiente,in cui fino al 1343 si riuniva il Consiglio Generale della Repubblica senese, trae il proprio nome dalla perduta omonima opera realizzata da Ambrogio Lorenzetti attorno al 1345, costituita da un disco circolare in tela o pergamena fissato su un telaio, che rappresentava il mondo allora conosciuto con al centro la città di Siena, di cui rimane memoria nei segni di rotazione ancora visibili sulla parete di fondo.
Cuore della vita politica cittadina, la sua funzione era esaltata ed amplificata da raffigurazioni di pregnante significato politico e civico. Si hanno notizie di un perduto ciclo di affreschi raffiguranti una serie di castelli su cui Siena rivendicava il controllo a significare la supremezia della città sul contado e la sua aggressiva politica espansionistica. Ne rimangono quali esempi emblematici il Guidoriccio da Fogliano all'assedio di Montemassi e la figurazione sottostante, frutto di un fortunato ritrovamento degli inizi degli anni ottanta del secolo scorso, identificata con la Sottomissione di Giuncarico avvenuta nel 1314, e attribuita a Duccio di Buoninsegna. Sulla parete di fronte è posta la celeberrima Maestà compiuta da Simone Martini nel 1315, tra dei vertici della pittura gotica occidentale. La parete lunga su cui si aprono gli archi che immettono agli altri ambienti è occupata nel registro superiore da due scene di battaglia: la Battaglia di Val di Chiana di Lippo Vanni e la Battaglia di Poggio Imperiale di Cristoforo Ghini e Francesco d'Andrea, e su quello inferiore da raffigirazioni di santi e beati senesi.