La Sala di Balìa

La battaglia, rappresentata sulla parete di fondo della seconda campata della sala di Bal&igrave;a, fu combattuta nel 1177 presso il promontorio di punta Salvore tra la flotta veneziana guidata dal doge Sebastiano Ziani e sostenuta dal pontefice e quella del Sacro Romano Impero, la cui disfatta, con la cattura di Ottone di Brunswick figlio del Barbarossa, port&ograve; alla sottomissione dell'imperatore. La scena, nella sua forte espressivit&agrave;, rappresenta il momento in cui gli imperiali stanno per cedere all'impeto dei veneziani.

La Battaglia di Salvore

Affresco

La Cappella dei Signori

Gli scranni del coro ligneo scolpiti e intarsiati tra il 1415 e il 1428 dallo scultore senese Domenico di Niccol&ograve; detto "dei Cori" sono ornati con intagli a motivi vegetali e decorazioni geometriche e recano sulle spalliere preziose tarsie con la rappresentazione dei ventuno articoli del Credo. Delle due formulazioni della preghiera cattolica attestate nella chiesa occidentale il ciclo senese presenta quella pi&ugrave; recente che attinge alla tradizione secondo la quale ciascun apostolo in occasione della Pentecoste avrebbe contribuito alla sua formulazione. Ancora stilisticamente legato alla tradizione gotica trecentesca negli articolati calligrafismi delle figurazioni, il complesso si contraddistingue per la ricchezza cromatica conferitagli dall'utilizzo di fibre vegetali di varie specie apprezzata anche da Pierre le Fruiter, segretario e uomo di fiducia di Carlo VI di Valois che ne rimase cos&igrave; colpito da segnalarne l'autore allo zio del re di Francia perch&eacute; lo invitasse a lavorare presso la sua corte.

Coro ligneo

Tarsia

Al centro della scena si intravede il sepolcro vuoto di Maria. Intorno ad esso si affollano gli apostoli insieme ad una folla incredula che con i propri gesti esprime stupore per l'avvenimento di cui &egrave; testimone. Sulla destra il corpo della Vergine risorta &egrave; sollevato dal figlio e sostenuto dai serafini.

Assunzione in cielo della Vergine

La scena si svolge presso la porta della citt&agrave; da cui fuoriesce una folla minacciosa che agita le mani per ghermire il letto funebre su cui &egrave; disteso il corpo di Maria. Il corteo degli apostoli che accompagnano il feretro &egrave; preceduto da Giovanni che reca la palma simbolica della morte.

Funerali della Vergine

La Madonna &egrave; rappresentata distesa sul giaciglio di morte attorniata dagli apostoli e da quattro angeli. Secondo il canone antico Cristo, in piedi al di l&agrave; del letto, ne accoglie l'anima sotto forma di bambina stringendola tra le braccia.

Dormizione di Maria

Secondo la versione tramandata nella Legenda Aurea la Vergine Maria avrebbe ricevuto l'annuncio dell'imminente trapasso dall'Arcangelo Gabriele. Gli Apostoli, che stavano predicando nei diversi luoghi della terra, sarebbero stati sollevati su nubi dallo spirito di Dio e deposti davanti alla casa di Giovanni, dove abitava Maria. Informati da quest'ultimo della prossima morte della Vergine sarebbero entrati al suo interno per riceverne il commiato.

Arrivo degli Apostoli e colloquio con Maria

L'Anticappella

Aristotele, maestro spirituale e politico, &egrave; la guida d'eccezione che introduce il ciclo affrescato che decora le pareti dell'Anticappella. Il filosofo, seduto su uno scranno, stringe in mano un cartiglio e in basso sulla cornice reca un'iscrizione contenente un'esortazione per i governanti senesi alla corretta gestione del potere imitando gli esempi dei romani illustri rappresentati nel proseguo della stessa parete.

Aristotele

La Rosa d'oro fu donata dal papa senese Pio II alla sua citt&agrave; nel 1459 nell'anniversario del primo anno del suo pontificato. Secondo un'antica consuetudine risalente all'XI secolo i pontefici erano soliti fare dono ogni anno di questi preziosi oggetti a luoghi o persone particolarmente degne, effettuandone la consegna la quarta domenica di Quaresima a Roma nella basilica di San Giovanni in Laterano.

Rosa d'oro

Orificeria

Sul proseguo della parete dell'Anticappella su cui si trova la rappresentazione di Aristotele, nelle lunette del registro superiore sono raffigurate le allegorie della Giustizia e della Magnanimit&agrave; e nella zona sottostante, in qualit&agrave; di esempi di esse, suddivisi in due triadi, sei personaggi celebri dell'antichit&agrave; romana accompagnati da iscrizioni che ne ricordano le imprese. Si tratta del pi&ugrave; antico esempio del genere iconografico degli 'Uomini illustri', che trover&agrave; ampia diffusione nelle decorazioni di palazzi privati e pubblici per tutto il Quattrocento.&nbsp;

Virtù e Uomini illustri

Cesare e Pompeo sono assunti all'interno del ciclo dell'Anticappella, quali esempi negativi come specificato nell'iscrizione che li accompagna, avendo subordinato il bene comune alle ambizioni personali, favorendo cos&igrave; il declino della civit&agrave; romana.

Cesare e Pompeo

La Sala della Pace 

La scena presenta le desolanti visioni di una citt&agrave; e di una campagna distrutte e depauperate divenute scenari di furti, rapimenti, omicidi e scontri armati a monito di come le scelte politiche possano influire in modo positivo o negativo sulla vita dell'intera comunit&agrave;. La parete si presenta oggi in cattive condizioni conservative dovute molto probabilmente agli usi impropri dell'intero ambiente susseguitisi nel corso del tempo.

Effetti del Cattivo Governo in città e in campagna

Sulla parete ovest della sala della Pace &egrave; raffigurata la Giustizia, priva del manto regale e in catene ai piedi della Tirannide, immagine evocativa di rimandi infernali, al pari di quelle dei Vizi che la attorniano. Ai piedi dell'alta pedana che ospita il tiranno e la sua sinistra corte si dispiegano scene di soprusi e violenze nei confronti di una popolazione inerme.&nbsp;

Allegoria del Cattivo Governo

In una campagna dall'atmosfera distesa e fortemente segnata dalla presenza umana le coltivazioni si distribuiscono ordinatamente mutando nella propria tipologia man mano che ci si allontana dalla citt&agrave;. Attorno al perimetro delle mura si condensa la coltivazione dell'olivo e della vite, mentre nella porzione mediana, nelle zone pianeggianti domina quella dei cereali e si riconoscono tipologie diverse di insediamenti rurali.&nbsp;

Effetti del Buon Governo in campagna

Sulla parete est della sala della Pace si dispiega una veduta di una Siena ideale e reale nello stesso tempo. All'interno della cinta muraria vi si riconoscono in alto a sinistra il campanile e la cupola della cattedrale. Lo sfondo di case e palazzi che denotano tratti distintivi dell'architettura medievale senese &egrave; vivacizzato da un acceso cromatismo. Le strade dove fervono le attivit&agrave; appaiono animate da una moltitudine di cittadini laboriosi, dediti ai commerci e alle proprie occupazioni quotidiane. Vi si riconoscono la bottega del sarto, quella dell'orefice e del calzolaio in uno spaccato realistico di vita cittadina. Le porte sono aperte e il flusso di commerci dalla campagna alla citt&agrave; fluisce continuo e libero.

Effetti del Buon Governo in città

La narrazione si sviluppa a partire dall'estrema sinistra con l'immagine della Sapienza che stringe in una mano una bilancia, i cui piatti sono tenuti in equilibrio dalla Giustizia in trono. Su ciascuno di essi un angelo ne amministra gli aspetti: quello della giustizia distributiva e quello della giustizia commutativa. Ai piedi del trono la Concordia allude all'uguaglianza tra i cittadini, rappresentati in processione nell'atto di sostenere una corda che discende direttamente dai piatti della Giustizia ed &egrave; da essi consegnata ad un venerabile personaggio con veste partita in bianco e nero, i colori della balzana, personificazione del Comune di Siena. Attorno stanno le Virt&ugrave; Cardinali a cui si uniscono la Magnanimit&agrave; e la Pace, sicuramente la figura pi&ugrave; famosa di tutto il ciclo, che rivolge il suo sguardo benevolo verso la scena rappresentata sulla parete est in cui prende vita la visione di una citt&agrave; e di una campagna ricche e floride.

Allegoria del Buon Governo

La Sala del Mappamondo

Simone Martini verso il 1330 dipinse la raffigurazione di Guidoriccio da Fogliano all'assedio di Montemassi, un'importante impresa militare conclusasi nel 1328, data che figura nella cornice in basso. Il dipinto &egrave; l'unico superstite di una pi&ugrave; estesa commissione con cui tra il 1330 e il 1331 il Comune di Siena aveva affidato al pittore la rappresentazione all'interno dell'ambiente dove si svolgevano i consigli dell'assoggettamento di quattro castelli: Montemassi, Sassoforte, Arcidosso e Castel del Piano. Aristocratico proveniente da Reggio Emilia, Guidoriccio ricopr&igrave; la carica di capitano di guerra dell'esercito senese dal 1327 al 1333 e nuovamente dal 1351 al 1352, anno della sua morte.

Guidoriccio da Fogliano all'assedio di Montemassi

Il vestibolo

La Madonna col Bambino &egrave; quanto resta di una pi&ugrave; ampia composizione di carattere civico e politico che in origine prevedeva anche la rappresentazione delle quattro Virt&ugrave; cardinali, oggi perdute, quali fonti di ispirazione per i governanti. Esposta dal 1969 all'interno del Museo Civico, dopo essere stata rimossa dalla loggia che si apre sul retro del palazzo per motivi conservativi, l'opera, eseguita da Ambrogio Lorenzetti come attestato da un'antica cronaca trecentesca nel 1340, nonostante lo stato conservativo oggi estremamente impoverito si configura come uno dei capolavori della maturit&agrave; del maestro senese nel suo periodo di maggior impegno al servizio del governo cittadino.&nbsp;

Madonna col Bambino

Eseguita tra il 1429 e il 1430, l'opera, installata in origine sulla colonna antistante l'angolo destro del Palazzo comunale, venne rimossa nel 1959 e trasferita per finalit&agrave; conservative all'interno del Museo Civico. La lupa rappresenta per Siena un emblema civico di grande rilevanza richiamando le sue origini leggendarie. Concepita nella fase di incubazione della cultura figurativa rinascimentale senese, l'opera riveste una particolare importanza per il naturalismo delle forme e il misurato equilibrio compositivo, che segnano il superamento da parte dell'artista dei retaggi dello stile gotico.

Lupa con i gemelli

Scultura

La celata quattrocentesca &egrave; composta da un copricapo in ferro dall'andatura scampanata foderato di velluto rosso e ornato di finimenti in bronzo, rame dorato e argento. Fino al 1990, anno in cui fu sostituita da una copia, occupava un posto d'onore all'interno del corteo che precede lo svolgimento della corsa del Palio. Sulla base di studi recenti, che hanno riconosciuto lo stemma con il drago all'interno dello scudo sul fronte con quello della famiglia Borghesi, &egrave; stato ipotizzato che la celata potesse essere appartenuta a Borghese Borghesi, commissario generale dell&rsquo;esercito senese nella celebre battaglia di Poggio Imperiale presso Poggibonsi, celebrata anche con un affresco a monocromo di Giovanni di Cristoforo Ghini e Francesco d&rsquo;Andrea nella Sala del Mappamondo.

Elmo del Capitano del Popolo

Manifattura

Concistoro

Il pi&ugrave; alto esempio di Concordia rappresentato all'interno del ciclo della sala del Concistoro &egrave; quello che vede protagonisti Emilio Lepido e Fulvio Flacco, acerrimi nemici, che, tuttavia una volta eletti entrambi nello stesso ufficio di censori si riappacificano solennemente e pubblicamente per dare inizio ad un periodo di fattiva collaborazione per il bene della patria.

La riconciliazione tra Emilio Lepido e Fulvio Flacco

La storia di Codro, re di Atene, &egrave; un esempio di Amor di Patria. Ammonito dall'oracolo che la guerra tra greci e persiani sarebbe stata vinta dalla parte il cui condottiero fosse morto per primo, Codro, infatti, non esita a deporre le vesti di re e, lanciatosi nel vivo della battaglia, perde la vita, procurando cos&igrave; la vittoria al suo esercito.&nbsp;

Il sacrificio di Codro re di Atene

L'episodio legato a Marco Manlio &egrave; esemplificativo della Giustizia. Marco Manlio che aveva salvato Roma guidando la resistenza all'assalto dei Galli sul Campidoglio, accusato di aver cospirato contro la repubblica, viene condannato a morte e giustiziato. Il suo supplizio consiste nell'essere gettato gi&ugrave; dal luogo stesso dove aveva sconfitto i suoi nemici.

Marco Manlio

L'affresco frammentario &egrave; stato rinvenuto nel 1881 in un ambiente dell'ala sinistra del Palazzo durante i lavori di edificazione delle moderne scale che danno accesso alla Torre del Mangia. Vi &egrave; rappresentato un Podest&agrave; inginocchiato che tiene nella mano destra un baculum, una bachetta simbolo del suo potere, affiancato da sant'Agostino che gli poggia una mano sulla testa in segno di protezione, da san Luca e da santa Caterina d'Alessandria. L'opera, attribuita ad Ambrogio Lorenzetti, si inserisce nel novero delle commissioni civiche a cui il pittore attese a partire dalla seconda met&agrave; degli anni trenta del Trecento ed &egrave; databile verso il 1338, in stretta prossimit&agrave; temporale con il ciclo murale della Sala della Pace.

Un Podestà e tre santi

La Sala del Risorgimento

Dopo la presa di Roma del 1870, il conte Enrico Caetani di Sermoneta ricevette l'incarico di riferire a Vittorio Emanuele II i risultati del plebiscito con cui i romani sancirono l'annessione della citt&agrave; al Regno d'Italia, episodio che segn&ograve; il completamento dell'impresa unitaria. Per la composizione della scena, ambientata nella sala del trono di Palazzo Pitti a Firenze, Maccari fece ricorso a una vasta documentazione fotografica per la puntuale restituzione in pittura dell'ambiente e della resa fisionomica dei vari personaggi.&nbsp;

Vittorio Emanuele II riceve il plebiscito dai Romani

Tra gli episodi pi&ugrave; caratterizzanti della Seconda Guerra d'Indipendenza, la battaglia fu combattuta a Palestro, vicino a Vercelli, il 31 maggio 1859. La scena enfatizza l'eroicit&agrave; del sovrano ritratto nel gesto impavido di lanciarsi a cavallo contro il nemico, mentre gli zuavi cercano di arrestarne la corsa.

La Battaglia di Palestro

L'incontro tra il Maresciallo Radetzky e Vittorio Emanuele II, divenuto re da un solo giorno dopo l'abdicazione del padre, si tenne il 26 marzo 1849 a Vignale per negoziare l'armistizio dopo la sconfitta piemontese a Novara, che decret&ograve; la fine della Prima Guerra d'Indipendenza. Nella scena il pittore, in una sorta di ribaltamento dei ruoli tra i personaggi in primo piano, enfatizza l'aspetto senile e remissivo del generale austriaco contrapponendolo allo sguardo fiero del giovane re, alludendo cos&igrave; alle future vittorie dei Savoia.

L'incontro di Vignale

Il ciclo si conclude con l'episodio dei Funerali del sovrano al Pantheon celebrati il 17 gennaio 1878, una vasta scena corale dai ritmi cadenzati e solenni all'interno della quale &egrave; riprodotta una stupefacente serie di ritratti dei principali protagonisti della societ&agrave; italiana di fine Ottocento.

Il trasporto di Vittorio Emanuele II al Pantheon

Il cruento scontro, avvenuto il 24 giugno 1859 nell'ambito della Seconda Guerra d'Indipendenza italiana tra l'esercito austriaco e quello franco-piemontese, vide la sconfitta dell'Austria che con essa perse la guerra e la Lombardia. Con una scelta compositiva originale il pittore non raffigura in primo piano il tumulto della battaglia, visibile solo in lontananza, ma l'azione nelle retrovie, dove Vittorio Emanuele &egrave; ritratto nell'atto di impartire ordini ai propri uomini.

La Battaglia di San Martino

Anticamera del Concistoro

Il pregevole manufatto &egrave; attribuito ad Antonio Barili, artista attivo tra Quattro e Cinquecento, che svolge parallelamente all'attivit&agrave; di intagliatore in legno quella di architetto, sviluppando nel proprio repertorio figurativo le tendenze della contemporanea scultura rinascimentale senese. Il cofano presenta sui lati lunghi due aquile e due grifoni affrontati entro girali di acanto che racchiudono lo stemma partito del Comune di Siena e del Capitano del Popolo; sui lati corti &egrave; riprodotto lo stemma del Tribunale di Mercanzia. Agli angoli compaiono, intagliate con fine maestria e virtuosismo, quattro figure con teste leonine e corpo femminile. Sul coperchio, decorato da un fregio con motivi vegetali e rialzato al centro, &egrave; scolpita a tutto tondo la lupa con i gemelli, simbolo di Siena.

Cofano intagliato e dorato

L'incontro tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II a Teano il 26 ottobre 1860 &egrave; l'episodio che segna la conclusione della spedizione dei Mille e la consegna dell'Italia meridionale da parte del grande generale. All'interno dell'affresco l'ideale unione dei democratici e dei monarchici &egrave; rappresentata dalle due schiere simmetriche e contrapposte rappresentate sul fondo al seguito dei protagonisti, festante e scomposta quella dei garibaldini, dall'atteggiamento pi&ugrave; compassato quella al seguito del re.

L'incontro di Teano

Dipinta sulla parete settentrionale della Sala del Mappamondo, la Maest&agrave; compiuta da Simone Martini nel 1315, come testimoniato dall'iscrizione frammentaria recuperata nell'Ottocento al di sotto della balza, &egrave; uno dei vertici della pittura gotica occidentale. Al centro &egrave; rappresentata la Vergine in trono, protettrice della citt&agrave; di Siena, attorniata dalla sua corte celeste al di sotto di un ricco baldacchino. La ricchezza e lo sfarzo di quest'opera sono percepibili dal suo complesso polimaterismo, che vede la perfetta integrazione dei preziosi colori dipinti sull'intonaco con inserti di cristalli, vetri, pergamena e lamine metalliche a simulare un effetto di estrema veridicit&agrave;.&nbsp;

Maestà

Di nobile famiglia senese, Rolando Bandinelli nacque agli inizi del XII secolo e ascese al soglio pontificio nel 1159 con il nome di Alessandro III. La sua elezione fu sostenuta dalla maggioranza dei cardinali, mentre la minoranza, schierata con il partito imperiale, gli contrappose Ottaviano Monticelli, eletto antipapa con il nome di Vittore IV. A causa del clima violento a lui ostile il pontefice fu tuttavia costretto a lasciare Roma. La versione della storia tramandata negli affreschi e riprodotta nella lunetta della prima campata della sala riporta come per la sua fuga Alessandro fu costretto a celarsi sotto mentite spoglie, vestendo l'abito dei certosini.

La fuga del Papa Alessandro III da Roma travestito da certosino

La versione della vicenda biografica di Alessandro III seguita da Spinello Aretino nel ciclo biografico della sala di Bal&igrave;a si discosta da quella attualmente nota per l'importanza attribuita al ruolo svolto da Venezia nelle lunghe lotte tra il papa e l'imperatore Federico Barbarossa, su cui si basano alcuni privilegi rivendicati dalla citt&agrave; lagunare e fatti discendere direttamente dalla concessione papale. In tale contesto si inserisce l'episodio della consegna della spada benedetta al doge Sebastiano Ziani quale preludio della vittoria che sar&agrave; riportata da quest'ultimo nella battaglia di punta Salvore.

Il Papa Alessandro III consegna la spada al Doge di Venezia Ziani

La vicenda biografica del Papa Alessandro III tramanda come dopo la fuga da Roma il pontefice si sarebbe recato prima a Cisterna e successivamente a Ninfa, dove il 20 settembre 1159 si tenne la cerimonia ufficiale di consacrazione e incoronazione. Nella scena, rappresentata sulla lunetta della parete sinistra della seconda campata della sala di Bal&igrave;a, Spinello sceglie di dare risalto alla connotazione formale e rituale dell'evento, tralasciando il nesso narrativo, che fa coincidere l'incoronazione di Alessandro III con uno dei momenti pi&ugrave; drammatici legati alla sua vicenda.&nbsp;

L'incoronazione del Papa Alessandro III

In questa pagina &egrave; possibile trovare gli approfondimenti su alcune delle opere pi&ugrave; significative del Museo

Opere

Palio

Restauri

Eventi

Visite guidate al cantiere di restauro del ciclo con le Allegorie e gli Effetti del Buono e Cattivo Governo di Ambrogio Lorenzetti accompagnati da guide specializzate.

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Il 10 agosto, in occasione di Calici di Stelle 2024 apertura straordinaria gratuita del Museo Civico dalle 21,00 alle ore 23,00

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