Museo Civico di Siena
Il Museo
Vero e proprio scrigno di arte e cultura, il museo, ubicato all'interno del Palazzo Pubblico di Siena, tra i più significativi edifici gotici dell'Italia medievale, è uno dei musei civici più importanti d'Italia per la qualità e la quantità di capolavori conservati al suo interno. Il percorso di visita comprende le maggiori sale di rappresentanza del palazzo, celeberrime per i dipinti murali e i cicli di affreschi che ne decorano le pareti. La visita del Palazzo Pubblico può essere integrata con la salita sulla Torre del Mangia, che offre dalla sua sommità una vista unica sulla città e sulla campagna circostante.
Vero e proprio scrigno di arte e cultura, il museo, ubicato all'interno del Palazzo Pubblico di Siena, tra i più significativi edifici gotici dell'Italia medievale, è uno dei musei civici più importanti d'Italia per la qualità e la quantità di capolavori conservati al suo interno. Il percorso di visita comprende le maggiori sale di rappresentanza del palazzo, celeberrime per i dipinti murali e i cicli di affreschi che ne decorano le pareti. La visita del Palazzo Pubblico può essere integrata con la salita sulla Torre del Mangia, che offre dalla sua sommità una vista unica sulla città e sulla campagna circostante.
Gli affreschi fanno parte dell'immenso patrimonio artistico del Museo
Il Museo Civico e la sua storia
Con i suoi oltre 100 anni di storia, le sue ricche sale affrescate e le sue prestigiose collezioni, Il Museo Civico di Siena testimonia la singolare evoluzione della storia e dell'arte senese dagli inizi del XIV secolo ai giorni nostri.
Con i suoi oltre 100 anni di storia, le sue ricche sale affrescate e le sue prestigiose collezioni, Il Museo Civico di Siena testimonia la singolare evoluzione della storia e dell'arte senese dagli inizi del XIV secolo ai giorni nostri.
Le Sale e i loro tesori
La Sala del Risorgimento
L'attuale ambiente, che occupa lo spazio anticamente destinato alle udienze del Podestà, fu inaugurato nel 1890. Ripristinando l'antico uso di illustrare sulle pareti del Palazzo Pubblico importanti avvenimenti politici e civili, il Comune di Siena era tuttavia già giunto da oltre un decennio alla determinazione di dedicare al suo interno un omaggio postumo a Vittorio Emanuele II e all'epopea risorgimentale.
L'attuale ambiente, che occupa lo spazio anticamente destinato alle udienze del Podestà, fu inaugurato nel 1890. Ripristinando l'antico uso di illustrare sulle pareti del Palazzo Pubblico importanti avvenimenti politici e civili, il Comune di Siena era tuttavia già giunto da oltre un decennio alla determinazione di dedicare al suo interno un omaggio postumo a Vittorio Emanuele II e all'epopea risorgimentale.
La Sala di Balìa
All'interno della sala si svolgevano nel XV secolo le riunioni della Balìa, organo esecutivo dell'antica repubblica senese. Assunse il suo aspetto attuale nei primi anni del Quattrocento a seguito del frazionamento di uno spazio più ampio che comprendeva anche l'adiacente Cappella dei Signori.
All'interno della sala si svolgevano nel XV secolo le riunioni della Balìa, organo esecutivo dell'antica repubblica senese. Assunse il suo aspetto attuale nei primi anni del Quattrocento a seguito del frazionamento di uno spazio più ampio che comprendeva anche l'adiacente Cappella dei Signori.
Anticamera del Concistoro
L'attuale aspetto neogotico della sala è frutto di un intervento ottocentesco come ricordato dalla data 1882 riportata nell'arcone centrale. La decorazione delle volte e delle pareti si deve al pittore e decoratore Giorgio Bandini.
L'attuale aspetto neogotico della sala è frutto di un intervento ottocentesco come ricordato dalla data 1882 riportata nell'arcone centrale. La decorazione delle volte e delle pareti si deve al pittore e decoratore Giorgio Bandini.
Concistoro
È solo nel 1682 che questo ambiente diviene sede del principale organo governativo cittadino di cui ancora oggi conserva il nome. Vi si accede varcando un portale marmoreo di stile rinascimentale, opera dello scultore fiorentino Bernardo Rossellino.
È solo nel 1682 che questo ambiente diviene sede del principale organo governativo cittadino di cui ancora oggi conserva il nome. Vi si accede varcando un portale marmoreo di stile rinascimentale, opera dello scultore fiorentino Bernardo Rossellino.
Il vestibolo
Questo piccolo vano, frutto degli interventi ottocenteschi sul Palazzo, occupa lo spazio in parte anticamente destinato alla sagrestia della Cappella dei Signori.
Questo piccolo vano, frutto degli interventi ottocenteschi sul Palazzo, occupa lo spazio in parte anticamente destinato alla sagrestia della Cappella dei Signori.
La Sala del Mappamondo
Questo vasto ambiente,in cui fino al 1343 si riuniva il Consiglio Generale della Repubblica senese, trae il proprio nome dalla perduta omonima opera realizzata da Ambrogio Lorenzetti attorno al 1345, costituita da un disco circolare in tela o pergamena fissato su un telaio, che rappresentava il mondo allora conosciuto con al centro la città di Siena, di cui rimane memoria nei segni di rotazione ancora visibili sulla parete di fondo.
Questo vasto ambiente,in cui fino al 1343 si riuniva il Consiglio Generale della Repubblica senese, trae il proprio nome dalla perduta omonima opera realizzata da Ambrogio Lorenzetti attorno al 1345, costituita da un disco circolare in tela o pergamena fissato su un telaio, che rappresentava il mondo allora conosciuto con al centro la città di Siena, di cui rimane memoria nei segni di rotazione ancora visibili sulla parete di fondo.
La Sala della Pace
La sala è l'ambiente dove i Nove, organo esecutivo dell'antica Repubblica di Siena, svolgevano le proprie funzioni di governo.
La sala è l'ambiente dove i Nove, organo esecutivo dell'antica Repubblica di Siena, svolgevano le proprie funzioni di governo.
L'Anticappella
Il piccolo vano, oggi noto come Anticappella, rappresentava nell'assetto quattrocentesco del Palazzo l'accesso all'antico Concistoro.
Il piccolo vano, oggi noto come Anticappella, rappresentava nell'assetto quattrocentesco del Palazzo l'accesso all'antico Concistoro.
La Cappella dei Signori
La Cappella dei Signori, analogamente alla contigua sala di Balìa, fu ricavata nei primi anni del Quattrocento dalla frammentazione di un ambiente più vasto. Articolata in due campate e separata dalla sala del Mappamondo mediante un diaframma murario basso e sottile, presenta sulla parete di sinistra una decorazione ad affresco eseguita tra il 1406 e il 1407 da Taddeo di Bartolo, incentrata sulle storie del Transito della Madonna.
La Cappella dei Signori, analogamente alla contigua sala di Balìa, fu ricavata nei primi anni del Quattrocento dalla frammentazione di un ambiente più vasto. Articolata in due campate e separata dalla sala del Mappamondo mediante un diaframma murario basso e sottile, presenta sulla parete di sinistra una decorazione ad affresco eseguita tra il 1406 e il 1407 da Taddeo di Bartolo, incentrata sulle storie del Transito della Madonna.
Galleria civica - sala 1
Ad aprire il percorso della Galleria civica è un nucleo di dipinti e sculture di varia provenienza che riflettono l'evoluzione dell'arte senese dalla prima metà del Trecento al Quattrocento. L' itinerario di visita ha inizio con due preziose testimonianze dell'attività di Ambrogio Lorenzetti, tra i più importanti pittori della Siena del Trecento. La prima opera, che raffigura San Michele Arcangelo vittorioso sul demonio, è un raro esempio di vetrata trecentesca; la seconda, che reca la rappresentazione della Madonna in trono col Bambino, è un affresco staccato un tempo parte di una più ampia composizione a carattere civico dipinta dal maestro nel 1340 per la loggia dei Nove al secondo piano del palazzo.
Tra le opere di primo Trecento figurano anche due dipinti su tavola di derivazione duccesca: una croce dipinta, per cui è stata proposta l'identificazione con quella eseguita nel 1306 per la cappella dei Nove dal non altrimenti noto Massarello di Gilio ed una piccola Madonna col Bambino di carattere devozionale. L'ambito della scultura è invece rappresentato da un Sant’Ansano, patrono di Siena, in marmo collocato in origine alla sommità del portale destro del palazzo e riferito a Giovanni d'Agostino con una datazione al 1340 circa, e da un Crocifisso ligneo in ottimo stato di conservazione che presenta ancora la policromia originale.
Il percorso prosegue con opere di artisti attivi tra la metà del Trecento e il Quattrocento avanzato. Tra queste spiccano un'Annunciazione con Cristo benedicente attribuita a Niccolò di Ser Sozzo e ispirata a modelli lorenzettiani, gli scomparti di un perduto polittico con Santo Stefano, Santa Maria Maddalena e Sant'Antonio Abate, spettanti a Martino di Bartolomeo e la Crocifissione con i dolenti in umiltà, ricondotta alla Bottega di Sano di Piero, forse in origine destinata ad un contesto domenicano.
Alla prima metà del XV secolo risalgono le due sculture lignee raffiguranti Sant’Antonio Abate e un Santo Vescovo di difficile identificazione a causa dell’assenza di particolari attributi iconografici, riferite a Jacopo della Quercia e bottega, provenienti dall'oratorio di Sant'Anna in Sant'Onofrio. Una datazione attorno al 1470 è invece stata proposta per il frammento di predella con due episodi dell’agiografia di San Bernardino, a lungo ritenuta opera di Francesco di Giorgio Martini e ora riconosciuta a Neroccio di Bartolomeo de'Landi.
All'interno della sala sono inoltre esposte due preziose casse la cui pregevole decorazione pittorica è stata rispettivamente ricondotta a Francesco di Vannuccio e a Andrea di Bartolo.
Ad aprire il percorso della Galleria civica è un nucleo di dipinti e sculture di varia provenienza che riflettono l'evoluzione dell'arte senese dalla prima metà del Trecento al Quattrocento. L' itinerario di visita ha inizio con due preziose testimonianze dell'attività di Ambrogio Lorenzetti, tra i più importanti pittori della Siena del Trecento. La prima opera, che raffigura San Michele Arcangelo vittorioso sul demonio, è un raro esempio di vetrata trecentesca; la seconda, che reca la rappresentazione della Madonna in trono col Bambino, è un affresco staccato un tempo parte di una più ampia composizione a carattere civico dipinta dal maestro nel 1340 per la loggia dei Nove al secondo piano del palazzo.
Tra le opere di primo Trecento figurano anche due dipinti su tavola di derivazione duccesca: una croce dipinta, per cui è stata proposta l'identificazione con quella eseguita nel 1306 per la cappella dei Nove dal non altrimenti noto Massarello di Gilio ed una piccola Madonna col Bambino di carattere devozionale. L'ambito della scultura è invece rappresentato da un Sant’Ansano, patrono di Siena, in marmo collocato in origine alla sommità del portale destro del palazzo e riferito a Giovanni d'Agostino con una datazione al 1340 circa, e da un Crocifisso ligneo in ottimo stato di conservazione che presenta ancora la policromia originale.
Il percorso prosegue con opere di artisti attivi tra la metà del Trecento e il Quattrocento avanzato. Tra queste spiccano un'Annunciazione con Cristo benedicente attribuita a Niccolò di Ser Sozzo e ispirata a modelli lorenzettiani, gli scomparti di un perduto polittico con Santo Stefano, Santa Maria Maddalena e Sant'Antonio Abate, spettanti a Martino di Bartolomeo e la Crocifissione con i dolenti in umiltà, ricondotta alla Bottega di Sano di Piero, forse in origine destinata ad un contesto domenicano.
Alla prima metà del XV secolo risalgono le due sculture lignee raffiguranti Sant’Antonio Abate e un Santo Vescovo di difficile identificazione a causa dell’assenza di particolari attributi iconografici, riferite a Jacopo della Quercia e bottega, provenienti dall'oratorio di Sant'Anna in Sant'Onofrio. Una datazione attorno al 1470 è invece stata proposta per il frammento di predella con due episodi dell’agiografia di San Bernardino, a lungo ritenuta opera di Francesco di Giorgio Martini e ora riconosciuta a Neroccio di Bartolomeo de'Landi.
All'interno della sala sono inoltre esposte due preziose casse la cui pregevole decorazione pittorica è stata rispettivamente ricondotta a Francesco di Vannuccio e a Andrea di Bartolo.
Galleria Civica, sala 3
La sala offre una panoramica della pittura senese del Cinquecento e del Seicento. Il percorso si apre con la Madonna col Bambino e due angeli prodotta nella bottega Andrea e Raffaello del Brescianino, originali interpreti della maniera di Andrea del Sarto nel solco della locale tradizione figurativa.
Il contesto artistico della Siena del XVI secolo è dominato dalle figure di due grandi maestri: Giovanni Antonio Bazzi detto 'Il Sodoma' e Domenico Beccafumi, che costituiscono i punti di riferimento per la maggior parte dei pittori attivi in questo periodo come Bartolomeo di David, autore dei quattro tondi del cataletto della Compagnia di Sant’Onofrio e Bartolomeo Neroni detto 'Il Riccio', attivo nei decenni centrali del Cinquecento, oltre ad artisti minori la cui ricostruzione è stata oggetto di studi recenti .
Gli anni a cavallo tra la prima e la seconda metà del secolo coincidono con uno dei periodi più drammatici per la città, segnato dalla perdita dell'indipendenza politica e dall'assoggettamento al dominio fiorentino. Tra i maggiori protagonisti in pittura dei decenni seguenti figura Alessandro Casolani di cui è esposta una Madonna con il Bambino San Francesco e Santa Caterina da Siena. Tra i suoi più stretti allievi si annovera il cognato Vincenzo Rustici, esponente di una famiglia di pittori e fedele continuatore della maniera del maestro.
Ai primi anni del Seicento appartengono le testate del cataletto della Compagnia di Santo Stefano ai Pispini opera di Ventura Salimbeni che, al pari del fratellastro Francesco Vanni, introduce nell'arte senese gli influssi della pittura barroccesca. Presso le loro botteghe si formano alcuni dei più dotati maestri della generazione successiva tra cui Astolfo Petrazzi e Sebastiano Folli.
Nel corso del Seicento a Siena si assiste ad una progressiva assimilazione delle novità caravaggesche soprattutto ad opera di Rutilio Manetti che, dopo un esordio legato al tardo manierismo, testimoniato da dipinti come la Madonna col Bambino, San Giovannino, San Francesco e Santa Caterina, si converte allo stile del Merisi come attestato dal San Paolo, manifesto della sua maturità.
Alla sua scuola si formano sia il figlio Domenico, che Bernardino Mei, il cui San Bernardino da Siena e donatore, si colloca nella fase matura quando il pittore fonde il realismo caravaggesco con il gusto dinamico e pittorico del barocco.
Un diverso orientamento è invece espresso da Raffaello Vanni, che rompendo con la tradizione pittorica senese di primo Seicento vi introduce elementi del barocco romano.
Alla morte di quest'ultimo, nel 1673, a dominare il panorama artistico senese a cavallo tra Sei e Settecento sarà la bottega dei Nasini fondata da Francesco e perpetuata soprattutto dai figli Antonio e Giuseppe Nicola.
La sala offre una panoramica della pittura senese del Cinquecento e del Seicento. Il percorso si apre con la Madonna col Bambino e due angeli prodotta nella bottega Andrea e Raffaello del Brescianino, originali interpreti della maniera di Andrea del Sarto nel solco della locale tradizione figurativa.
Il contesto artistico della Siena del XVI secolo è dominato dalle figure di due grandi maestri: Giovanni Antonio Bazzi detto 'Il Sodoma' e Domenico Beccafumi, che costituiscono i punti di riferimento per la maggior parte dei pittori attivi in questo periodo come Bartolomeo di David, autore dei quattro tondi del cataletto della Compagnia di Sant’Onofrio e Bartolomeo Neroni detto 'Il Riccio', attivo nei decenni centrali del Cinquecento, oltre ad artisti minori la cui ricostruzione è stata oggetto di studi recenti .
Gli anni a cavallo tra la prima e la seconda metà del secolo coincidono con uno dei periodi più drammatici per la città, segnato dalla perdita dell'indipendenza politica e dall'assoggettamento al dominio fiorentino. Tra i maggiori protagonisti in pittura dei decenni seguenti figura Alessandro Casolani di cui è esposta una Madonna con il Bambino San Francesco e Santa Caterina da Siena. Tra i suoi più stretti allievi si annovera il cognato Vincenzo Rustici, esponente di una famiglia di pittori e fedele continuatore della maniera del maestro.
Ai primi anni del Seicento appartengono le testate del cataletto della Compagnia di Santo Stefano ai Pispini opera di Ventura Salimbeni che, al pari del fratellastro Francesco Vanni, introduce nell'arte senese gli influssi della pittura barroccesca. Presso le loro botteghe si formano alcuni dei più dotati maestri della generazione successiva tra cui Astolfo Petrazzi e Sebastiano Folli.
Nel corso del Seicento a Siena si assiste ad una progressiva assimilazione delle novità caravaggesche soprattutto ad opera di Rutilio Manetti che, dopo un esordio legato al tardo manierismo, testimoniato da dipinti come la Madonna col Bambino, San Giovannino, San Francesco e Santa Caterina, si converte allo stile del Merisi come attestato dal San Paolo, manifesto della sua maturità.
Alla sua scuola si formano sia il figlio Domenico, che Bernardino Mei, il cui San Bernardino da Siena e donatore, si colloca nella fase matura quando il pittore fonde il realismo caravaggesco con il gusto dinamico e pittorico del barocco.
Un diverso orientamento è invece espresso da Raffaello Vanni, che rompendo con la tradizione pittorica senese di primo Seicento vi introduce elementi del barocco romano.
Alla morte di quest'ultimo, nel 1673, a dominare il panorama artistico senese a cavallo tra Sei e Settecento sarà la bottega dei Nasini fondata da Francesco e perpetuata soprattutto dai figli Antonio e Giuseppe Nicola.
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